Lo spettacolo





LA CLINICA DEGLI ACCECATI


“Abbiamo perso il passo”







ATTORI: Carolina Albano, Fabio Ezechiele Sforzini, Julia Filippo, Luca Vonella, Sofie Sontheimer, Sonja Birgit Berg, Valerio Peroni.

DRAMMATURGIA E REGIA: Pierangelo Pompa.

CONSIGLIERE LETTERARIO: Daniele Aristarco


MUSICA: Laboratorio di Altamira e Fabio Ezechiele Sforzini, a partire da materiali tradizionali e moderni.

TESTI: Pierangelo Pompa, La Nuova Novella di Daniele Aristarco e citazioni.

LINGUE: i testi principali dello spettacolo sono in italiano o in inglese, secondo il paese dove viene presentato. 

DURATA: circa 65 min.

LUCI: Laboratorio di Altamira

SPAZIO SCENICO: Laboratorio di Altamira

COSTUMI: Laboratorio di Altamira

PRODUZIONE: Laboratorio di Altamira. Spettacolo creato in residenza presso il Nordisk Teaterlaboratorium.

SCHEDA TECNICA: in via di definizione

Debutto previsto: Holstebro (Danimarca), febbraio 2014



IL BAMBINO NERO 


note di regia - in progress


Personaggi: 

il Dottore
i tre Accecati
le tre Ombre

In principio era un sogno, vivido come una rivelazione: una folla di accecati che ha perso il proprio passo. Poi al sogno si aggiunge un ricordo: quella culla blu, seppellita dalla neve sulle montagne dell'Italia centrale. La Clinica degli Accecati nasce dal corto circuito di un sogno e di un ricordo, e dal volto disfatto di una generazione con il cuore fuori uso, arrivata troppo tardi per credere alle vecchie illusioni, ma troppo presto per averle già dimenticate e poterle reinventare da capo. La Clinica degli Accecati è uno spettacolo sul disincanto e la tecnica perduta di seguire una stella. Parla dei pochi bambini ancora vivi sotto le macerie di una maturità senza speranze.




Inverno. Vita quotidiana, forse in un centro di salute mentale.

Con gli occhi grandi ma lo sguardo rivolto irrevocabilmente all’indentro, si aggirano a tastoni gli Accecati, seguendo le traiettorie cifrate di una visione accessibile soltanto a loro stessi. Qualcuno è rimasto accecato per rabbia, oppure per un sogno d’amore. Qualcuno si è lasciato abbacinare dalla malia beffarda di un’utopia e qualcun altro, come Edipo, si è trafitto gli occhi da sé per meglio non vedere un fallimento. È vasto il repertorio degli abbagli. Immobilizzati nella zona dell’attesa, fissano un istante che è venuto a mancare, rimasticano profezie eroiche diventate ridicole. Il libro tace, la stella si nasconde, il futuro sembra non essere previsto. Persino Godot ha mandato a dire esplicitamente che non vale la pena aspettarlo. Resta una Babele di pensieri squadernati, labirinti di gesti grotteschi e improbabili, slanci verso l’invisibile dove gli altri sono solo il supporto di un’ossessiva cerimonia privata. Il Dottore piange canti antichi, come un padre orfano dei propri figli. Nell’aria fredda fatta spessa dai silenzi, galleggia l’eco sbilenca di un sogno che fu. Ma ogni accecato ha un’ombra che lo segue e gli copre le spalle: infermiere dell’invisibile, specchio nero e fantasma benigno, l'ombra porge il braccio all'accecato, gli suggerisce il canto, prova a reinsegnargli il cammino.

Il Dottore scruta la scena silenzioso. Forse ha in mente qualcosa.

Infatti quella melodia lontana non è forse del tutto smarrita. Il delirio degli Accecati ritrova passo passo la propria sintassi. Sotto la guida di un'ombra bambina, rivela sottotraccia una danza. La Babele dei sussurri può trasformarsi in un tenerissimo coro di rivolta. Dietro la routine di una minestra calda si celebra, forse, un’imprevedibile natività.

E il bambino nero ci reinsegna a camminare...















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